“Quella giovinezza”

“Quella giovinezza”

“Quella giovinezza”

Il cielo di stelle ancora chiaro con scure corde e qualche panno mi incamminavo verso quei monti a me familiari dove il primo sole quella cima illuminava.
Nudi i miei passi la terra baciava riscaldandoli in quel venticello che nel mio corpo si spalmava mentre i trilli degli uccelli spaventati voltavano le spalle a quel verde tortuoso sentiero.
Lassù, la vetta incantata superba mi fissava. Non affannarti umano, il primo raggio di sole resterà su di me.
Ma mentre essa, fissa, immobile attendeva, io saltellante incontro gli andavo; quel pallido raggio trovò in me d’oro il suo bersaglio.

 

Igino Stella

“A mia sorella Nicolina”

“A mia sorella Nicolina”

“A mia sorella Nicolina”

quel nido è ancora caldo
in quel sito nudo
il flusso di quel chiaro
del sorriso rosa di
lacrime nascoste
è pregno.
Fuggono i topolini,
pascolano il mio viso dormiente.
Ti saluto, fratellino
il tempo giace
in noi
nel tremore
di quel
mattino.

Igino Stella

Novele

Novele

Novele, 1940

Un paesino che si snoda su una siepe d’alberi, si affaccia s un versante le cui cime e canaloni formano un fiabesco ventaglio. La seconda guerra mondiale è scoppiata quando in seguito ad un salto da un muraglione mi si era gonfiato un testicolo. Tornato a casa lo dissi a mia madre che a stento trattenne le lacrime. Un vicino, a conoscenza dell’accaduto mi rassicurò “è stata la tua fortuna, questo fatto ti risparmierà la guerra”. In breve tempo, eccomi militare. Fui sottoposto ad un triplice controllo medico, e venni asseggnato ai servizi secondari rimanendo così nella capitale per tutto il periodo bellico. Nell’Agosto del ’43, verso le ore 12, un rumore insolito di aerei richiamò la mia attenzione; vidi, come colombe di un chiaro metallo, aerei americani oltrepassare, per fortuna, la zona dove mi trovavo. Di corsa, seguito dai camerati verso il rifugio che le esplosioni di quelle bombe fece tremare. Cessato l’allarme, fummo addetti a soccorrere i feriti e al recupero delle salme. Una fanciulla abbracciai in quel sito lasciai.

Igino Stella

“Scampato”

“Scampato”

“Scampato”

Risparmiato che fui da quel conflitto, ripresi la mia attività di contadino.
In quel tratto scosceso e angusto, con addosso un carico per il bestiame, seguito da mio fratello maggiore il quale mi disse: “Ci vediamo in fondo alla valle”.
Dopo qualche minuto scivolai anch’io e raggiunsi mio fratello che scoppiò a ridere, per fortuna.
Riordinato e rilegato il carico prezioso, riprendemmo il cammino, giunti al paese cercai di sostare un po’ e appoggiai il carico su di un muraglione, ma si mosse e cadde nel sottostante canalone rotolando sino al confine della salaria.
Con quel peso, per la seconda volta sconquassato risalii il percorso di caduta.

Igino Stella

“Effetto alcool”

“Effetto alcool”

“Effetto alcool”

Ero intento a sfoltire un castagno a circa seicento metri al di sopra della salaria, quando le forze alleate inseguivano i tedeschi in ritirata cantando e sparando all’impazzata; al che temetti che qualche pallottola prendesse la mia direzione.
Appena il tempo di formulare tale timore che quel sibilo sfiorò il mio orecchio sinistro.

Igino Stella